- Chiara
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Ci sono giorni in cui non abbiamo voglia di fare niente: di lavorare, di farci una doccia, di cucinarci un piatto di pasta, di impegnarci in qualsiasi cosa. Giorni come oggi, in cui avrei mille cose da fare, ma continuo a fissare lo schermo del computer nell’attesa che mi arrivi l’ispirazione.
Giorni in cui ci ritroviamo a dire: ”oggi sono triste” senza un apparente motivo.
Come se ci dovesse essere per forza un motivo per essere triste.
Ma ci chiediamo mai perché siamo felici? La maggior parte delle volte no, lo siamo e basta, e nel caso ce lo domandiamo è solo per un attimo. Infatti, se non troviamo la risposta, semplicemente accettiamo il nostro umore e andiamo avanti, facendo quello che ci sentiamo di fare.
Allora perché dovrebbe essere diverso in quei giorni in cui non ci sentiamo tanto sicuri di noi stessi, forti o invincibili?
Le emozioni non ci definiscono
Mi ricordo che qualche anno fa, in quelle giornate in cui il mio umore era un po’ più cupo del solito, cercavo a tutti i costi di trovare la causa scatenante. Ripercorrevo la giornata momento per momento, dal suono della sveglia fino a quel preciso istante, come un detective alla ricerca dell’indizio che gli avrebbe fatto risolvere il caso.
Il mondo non è o bianco o nero. Ci sono volte in cui possiamo farlo: chiederci cosa è andato storto, cosa ci prende; altre volte non c’è un vero motivo. Magari abbiamo dormito male o siamo andati a letto arrabbiati, magari è il meteo, o semplicemente è così e basta.
Le emozioni non ci definiscono. Siamo persone che si sentono tristi perché stanno provando tristezza, ma questo non ci definisce come persona.
Cosa posso fare quando sono triste?
Ti dico quello che faccio io. Quando mi sento giù e non ho voglia di fare niente, accetto di essere triste e concedo a me stessa una coccola di conforto. Semplicemente faccio quello che mi fa stare bene: cammino all’aria aperta; vado in bicicletta; guardo la mia serie preferita o un cartone animato, con questo non sbagli mai; leggo un buon libro; mangio qualcosa di gustoso, mi faccio un bagno caldo, coccolo il mio cane o messaggio con un’amica.
Alla domanda «What do you do on those days that you don’t feel that confident or fearless or powerful like you did out there?», Rihanna risponde:”Uh, pretend. I mean, why not? It’s either that or cry myself to sleep. Who wants to do that?”
Basta un sorriso
Fingere di stare bene anche quando non è così non è salutare; abbiamo il diritto di piangerci addosso se ne sentiamo l’esigenza, e non per questo siamo meno forti, o potenti o sicuri di noi.
Però, quello che dice Rihanna ha un suo fondo di verità. Ci sono studi che dimostrano che possiamo far credere al nostro cervello che stiamo provando felicità con la sola forza del nostro stesso corpo. Per fare un esempio, il noto esperimento della biro fra i denti durante la visione di un cartone animato (Strack, Martin, & Stepper, 1988).
Basta un sorriso, una risata o una posizione più eretta. In fin dei conti si dice «Sorridi che ti passa!», no?
Avevo iniziato questo articolo dicendo che oggi era proprio uno di quei giorni: zero voglia di vivere. Poi ho deciso di aprire Word e iniziare a scrivere di come mi sentivo. Ed eccoci qui: tre ore e 550 parole dopo. Ora mi sento meglio.
Tu cosa fai in giorni come questi? Fammelo sapere nei commenti.
Ciao Chiara trovo bello che qualcuno scriva il suo reale stato d’animo senza far sembrare sempre tutto bello, partiamo da “Giorni come oggi, in cui avrei mille cose da fare, ma continuo a fissare lo schermo del computer nell’attesa che mi arrivi l’ispirazione” io penso che la più grande fonte di tristezza degli ultimi 10 anni e in particolare negli ultimi 2 anni siano i social che hanno aumentato il fatto di paragonarci agli altri aumentando di fatto invidia, frustrazione che infine si trasforma in tristezza. Chiediamoci cosa spinge le persone a pubblicare le foto al mare o altre cose che fanno di divertente (causando invidia o frustrazione di qualcuno che sta passando un momento “triste”), la realtà è che abbiamo bisogno di feedback da altri per essere felici e nel cercare questo sbagliamo.
Lascio un post per comprendere l’evoluzione psicologica con la speranza di lasciare uno punto su uno dei fenomeni più spettacolari dell’ultimo decennio (almeno dal punto di vista psicologico).
https://gurwinder.substack.com/p/the-perils-of-audience-capture
Ciao Mauri, grazie mille per il tuo commento! :) Trovo molto interessante l’articolo che hai condiviso e a malincuore anche molto veritiero. Molto bello soprattutto il modo in cui l’autore descrive come sviluppiamo la nostra personalità: per essere qualcuno abbiamo bisogno di qualcuno per cui essere qualcuno. Sono d’accordo con te su tutto, più che mai nella società di oggi tendiamo a mostrare agli altri solo le cose che possono farci apparire migliori, perfetti, invincibili, trascurando ed evitando tutto il resto. Mi auguro che un giorno saremo tutti un po’ più autentici. Un abbraccio :)